Giovedì 26 Ottobre 2000

IL LIBRO DI MARCELLO VITALE SUI CANTI DELLA ’NDRANGHETA
Mafia, le parole amare per dirlo

Maria Tiziana Lemme
«La giustizia impugna una spada di latta. E la certezza della pena esiste solamente per l’inferno». Chi parla è Agostino Cordova, capo della Procura della Repubblica a Napoli, intervenendo l’altro ieri nella sala «Pino Amato» della Biblioteca Nazionale alla presentazione del libro Cantisciolti e ballate per i morti di ’ndrina e di mafia (Luigi Pellegrini editore, 85 pagg. lire 18.000) di Marcello Vitale.
Insieme a Cordova c’erano il direttore della Biblioteca, Mauro Giancaspro, e Raffaele Sirri.
Vitale è un collega di Cordova, magistrato a capo della Procura della Repubblica di Lametia Terme, in quella terra calabra che per molti anni ha visto impegnato, a Palmi, l’attuale procuratore napoletano. Entrambi conoscono bene modalità e lutti, fatti e processi, procedure e sviluppi di quel sistema che rientra nella definizione «mafioso».
Come in un rosario, Vitale snocciola in rima nomi e cognomi dei caduti. O meglio di alcuni dei caduti: Peppino Impastato, Giuseppe Fava, Mauro De Mauro, don Pino Puglisi, Francesco Ferlaino, Pasquale Cristiano, Salvatore Aversa, Lucia Provenzano... Ripercorre velocemente le modalità della vendetta criminale, aggiungendo brevi e ovvi commenti baciando le rime.
Amare, naturalmente, dopo una premessa nella quale spiega sommariamente come, negli anni Sessanta e Settanta, la mafia si sia trasformata in organizzazione imprenditoriale finalizzata all’accumulazione di beni e di soldi.
Non più lupare bianche, oggi; poche saranno le bombe, i grandi attentati. La mafia s’è trasformata.
Nella insolita veste di critico letterario, le dita sempre atteggiate a mantenere il sigaro, Cordova spiega che «la realtà mafiosa è sempre più penetrante nel nostro sistema, e questa presenza è coperta dal più assoluto silenzio, o dal fastidio di ascoltare chi ne parla. Non assume più la connotazione violenta contro lo Stato.
La mafia, come la ’ndrangheta, si è progressivamente inserita nei rapporti economici, industriali, commerciali, finanziari. Formalmente ha maniere lecite e modalità illecite. Noi lavoriamo in una realtà di palude. Il sentimento che proviamo solo riduttivamente si può definire scoramento. Condivido la profonda amarezza che caratterizza le pagine di Vitale.
Non mi sento di aggiungere molto; la giustizia va praticata e non predicata».
E chiude così il discorso appena cominciato.