IL LIBRO DI MARCELLO VITALE SUI CANTI
DELLA ’NDRANGHETA
Mafia, le parole amare per
dirlo
Maria Tiziana Lemme
«La giustizia impugna una spada di latta. E la
certezza della pena esiste solamente per l’inferno». Chi parla è Agostino
Cordova, capo della Procura della Repubblica a Napoli, intervenendo l’altro ieri
nella sala «Pino Amato» della Biblioteca Nazionale alla presentazione del libro
Cantisciolti e ballate per i morti di ’ndrina e di mafia (Luigi Pellegrini editore, 85 pagg. lire 18.000) di Marcello Vitale.
Insieme a Cordova c’erano il direttore della Biblioteca, Mauro Giancaspro, e
Raffaele Sirri.
Vitale è un collega di Cordova, magistrato a capo della
Procura della Repubblica di Lametia Terme, in quella terra calabra che per molti
anni ha visto impegnato, a Palmi, l’attuale procuratore napoletano. Entrambi
conoscono bene modalità e lutti, fatti e processi, procedure e sviluppi di quel
sistema che rientra nella definizione «mafioso».
Come in un rosario, Vitale
snocciola in rima nomi e cognomi dei caduti. O meglio di alcuni dei caduti:
Peppino Impastato, Giuseppe Fava, Mauro De Mauro, don Pino Puglisi, Francesco
Ferlaino, Pasquale Cristiano, Salvatore Aversa, Lucia Provenzano... Ripercorre
velocemente le modalità della vendetta criminale, aggiungendo brevi e ovvi
commenti baciando le rime.
Amare, naturalmente, dopo una premessa nella
quale spiega sommariamente come, negli anni Sessanta e Settanta, la mafia si sia
trasformata in organizzazione imprenditoriale finalizzata all’accumulazione di
beni e di soldi.
Non più lupare bianche, oggi; poche saranno le bombe, i
grandi attentati. La mafia s’è trasformata.
Nella insolita veste di critico
letterario, le dita sempre atteggiate a mantenere il sigaro, Cordova spiega che
«la realtà mafiosa è sempre più penetrante nel nostro sistema, e questa presenza
è coperta dal più assoluto silenzio, o dal fastidio di ascoltare chi ne parla.
Non assume più la connotazione violenta contro lo Stato.
La mafia, come la
’ndrangheta, si è progressivamente inserita nei rapporti economici, industriali,
commerciali, finanziari. Formalmente ha maniere lecite e modalità illecite. Noi
lavoriamo in una realtà di palude. Il sentimento che proviamo solo
riduttivamente si può definire scoramento. Condivido la profonda amarezza che
caratterizza le pagine di Vitale.
Non mi sento di aggiungere molto; la
giustizia va praticata e non predicata».
E chiude così il discorso appena
cominciato.